martedì 28 ottobre 2014

La strada verso casa

Sono passati due anni dall'ultima volta che hai visto il cartello con scritto il nome della tua città. Ti sembra passato un secolo. Sei fermo da più di dieci minuti ad osservarlo senza dire una parola, fermo sul ciglio della strada a continuare a rileggere quel nome che per te un tempo significava casa. E ti accorgi che qualcosa è cambiato, per due lunghi anni hai girato il mondo e portato nel cuore la città in cui sei nato, sei cresciuto e dalla quale te ne sei andato alla ricerca di te stesso. Per due anni hai immaginato il tuo ritorno a casa come un momento magico, in cui il tuo cuore si sarebbe sgonfiato dal peso della malinconia e saresti tornato alla tua vecchia vita, consapevole di aver finalmente trovato il tuo posto nel mondo. Ma allora perché non vai oltre al cartello? Di cosa hai paura? Perché ti tremano le gambe?

Sei partito mollando il lavoro, la famiglia e gli amici. Da solo hai attraversato a piedi prima la tua regione, poi il confine del tuo stato; hai conosciuto persone fantastiche che ti hanno insegnato come vivere con niente, hai imparato delle nuove lingue, ti sei fatto voler bene per un tuo piccolo gesto e sei stato emarginato solo perché dormivi per strada, hai imparato l'importanza del rispetto verso chiunque e hai aiutato persone in difficoltà benché tu non avessi nulla da offrirgli. Hai condiviso quel poco di cibo che eri riuscito a trovare nel bidone dietro ad un ristorante con una ragazza poco più che ventenne, con un passato da dimenticare e l'incertezza del futuro. Ti piace pensare che quella ragazza sia finalmente felice e con un tetto sopra la testa, ma lo sai benissimo che non è così. Per qualche settimana hai fatto coppia con lei, nulla di serio ma sentivi il bisogno di starle vicino: poi un giorno ti sei svegliato e il suo sacco a pelo non c'era più, si era portata via pure la tua parte di cibo, lasciandoti da solo come un fesso in quel vecchio palazzo in costruzione e mai completato. Sei sempre stato sfortunato con le ragazze.

A Madrid hai conosciuto due ragazzi che come te erano alla ricerche di loro stessi, ma si cercavano nel posto e nel modo sbagliato. A Berlino sei stato minacciato di morte da un vecchio pazzo solo perché diceva che gli avevi rubato l'ombra, mentre a Tirana ti hanno quasi pugnalato per un pezzo di pane. A Salisburgo una vecchia signora ti ha pagato una cena solo per averla aiutata a scendere gli scalini di una chiesa, a Vienna un ragazzino ti ha regalato un sorriso con una battuta sulle tue scarpe tutte bucate, in Belgio hai bevuto una birra in compagnia di un vecchio musicista blues che da oltre venticinque anni suonava per le piazze più importanti d'Europa. In Francia hai trovato un cane abbandonato e l'hai chiamato Cotoletta, come il cane che avevi da quando avevi sette anni e che da poco se n'era andato; hai girato con lui tutta la Francia, fino a quando non l'hai donato ad una vecchia coppia di anziani che per colpa dei figli erano rimasti senza casa e che ora dormivano per strada, sicuro che almeno Cotoletta non li avrebbe mai abbandonati e che loro lo avrebbero trattato come un figlio.

Per due anni hai vissuto esperienze di ogni tipo, facendoti forza nei momenti più difficili pensando unicamente al momento in cui avresti fatto ritorno a casa. E ora che cosa succede? Non senti la mancanza dei tuoi genitori? Non provi malinconia a guardare quei palazzi e quelle strade a te famigliari? Tu per quelle strade ci sei cresciuto, in questa città ci sei nato e sono qui le tue radici. I tuoi genitori ti aspettano, per due anni hai mandato a loro cartoline da ogni posto in cui sei stato, rassicurandoli e dicendogli che un giorno saresti tornato. E quel giorno è finalmente arrivato. O no?

La gente in macchina ti fissa mentre passa, qualcuno ti indica pure, come se tu fossi venuto da chissà quale pianeta. Sei divenuto un alieno per tutti quanti, sei additato come un diverso, un "barbone". Ma questa è casa tua, perché chi ti circonda non lo capisce? Non riconoscono in te un loro simile? Eppure non sei diverso da una qualsiasi altra persona che abiti la tua città, non capisci del perché chi ti circonda ti guardi con sospetto. Che sia la tua folta barba o i capelli lunghi? Che sia perché da qualche giorno non ti lavi o del perché i tuoi abiti non siano alla moda come i loro? Che male avrai mai fatto per non sentirti a casa in casa tua? Forse hai capito del perché non vai oltre, hai finalmente capito che quello che stavi cercando non era te stesso, ma il tuo posto in questa civiltà.

Ora sei davanti alla tua vecchia casa, non è cambiato nulla. Ti senti stringere il cuore e vorresti con tutto te stesso suonare quel dannato campanello e dire "Sono io mamma, sono tornato", ma non lo fai. Non è ancora arrivato quel momento e forse non arriverà mai. Ti sei rimesso in viaggio, lasciandoti alle spalle solo qualche lacrima di nostalgia; avrai trovato te stesso ma non è questo il luogo che vuoi chiamare casa. Casa è un posto in cui ti senti a tuo agio, dove nessuno ti giudica per quello che sei, la casa è un rifugio in cui trovare la pace e la serenità. La casa è la tua fortezza, il tuo cuore, la tua anima. La tua casa è il mondo ed è lì che stai andando.