lunedì 11 luglio 2016

Blogger from Hell



Che poi, mica posso considerarmi un blogger, quello è un lavoro serio, da fashion stylers (spero si scriva così), da cuochi imparati dalla sorella della Parodi, da tutta quella gente che non sono io. Perché fatico anche solo a capire del perché ci siate voi a seguirmi; insomma, chiariamoci, di blog con più contenuti del mio ce ne sono a centinaia, forse a migliaia. Non scrivo post tutti i giorni, anche se appena posso sono sempre qui su: vuoi per il poco tempo che ho per scrivere, vuoi perché molto spesso non sappia nemmeno di cosa scrivere, mettici pure che sono pigro e che nella vita di tutti i giorni faccia un lavoro fisicamente pesante. Poi sono pure un polentone padano, quindi non ho scusanti. Però volevo informarvi che nonostante non sia sempre qui a sfornarvi roba da leggere, io vi penso sempre. Aspè, così suona brutto. Rifacciamo: io penso sempre che nonostante sia un piccolo e misero blog, ci siete voi, miei pochi ma buoni lettori. E questo mi da soddisfazione. Il blog è un diario visibile a tutti, dove ognuno può scrivere liberamente di quello che vuole, dove non ci sono vincoli se non il proprio buon senso. Qui non c'è Zuckerberg e il suo esercito di cyber-police a bloccarvi il profilo per un mese. Per questo mi piace bloggare, perché nonostante non mi perda in sproloqui e discorsi populisti di geo-politica, sono libero di fare quello che voglio. Sì ok, c'è la Cookie Law, ma chissene se ci controllano il traffico dati, già lo sanno che ci piacciono i siti zozzi, anche se cancelliamo le cronologie. Comunque, il succo di tutto questo discorso è semplice: mi scuso se non sono sempre attivo, se non scrivo roba tutti i giorni e se quello che pubblico sembrano i deliri di una persona mentalmente instabile -cosa assolutamente vera, peraltro- ma tranquilli, d'ora in poi le cose saranno diverse. Nel senso che scriverò ancora meno perché come ogni estate, nelle lande gelide del Nord, arriva l'afa, che trasforma le distese di frumento e le città grige e tetre in gironi infernali, dove per uno spiraglio d'aria fresca vige la legge del più forte. Dove l'istinto di sopravvivenza prevale e spoglia le persone di ogni dignità, facendo uscire di casa gli uomini in canotte improponibili, con pantaloncini spartipalle e infradito con annesse unghie da velociraptor; mentre le ragazze, Odino le benedica, mostrano finalmente le loro grazie. Se quindi la calura padana non sarà troppo eccessiva da far sembrare il mio PC un reattore nucleare prossimo al collasso, tornerò a scrivervi più spesso. Fino a quel momento, buona calura brutta gente.