mercoledì 31 agosto 2016

Una storia futura



Ti risvegli dal sonno mnemonico, con un mal di testa che quasi ti uccide; fatichi a riprenderti, tanto che sei costretto a prendere una di quelle pillole della MINDLESS-LAB™ per riuscire in tempi brevi a bloccare il senso di nausea e vertigini. Ingoi la pillola e chiudi gli occhi, mentre il mondo attorno a te smette lentamente di vorticare. Cinque minuti dopo sei in piedi, la nausea è passata e ti appresti ad andare al lavoro; sei in anticipo sulla tua tabella di marcia, sono appena le nove di sera, hai tutto il tempo necessario di passare per la città vecchia a prendere uno di quei Banh Mi fatti sul momento da Whu, il vecchio vietnamita amico di tua nonna. Mentre prendi l'ascensore per arrivare al piano terra, ripercorri col pensiero la scaletta del sonno mnemonico: eri partito con un ricordo della tua infanzia, uno di quelli che avevi completamente rimosso. Era il 2023, avevi sette anni ed era il periodo di Natale; all'epoca credevi ancora al vecchio pancione vestito di rosso che portava i regali scendendo dal camino. Bei tempi quelli dell'innocente ignoranza, dove il mondo aveva ancora un velo di magia, dove non sapevi cosa fossero l'inquinamento della mesosfera, lo scioglimento delle calotte polari ed il virus JJ03-POSITIVO. Un mondo migliore di quello che hai scoperto qualche anno più tardi. Stai comunque ricordando di quel giorno, poco prima di Natale, quando alla TV passarono la pubblicità di "Ghor, l'alieno robotico amico dei bambini", un robottino con una primordiale intelligenza artificiale in grado di pensare come un bambino vero. Ai tuoi occhi, Ghor era il regalo più bello che potesse portarti Babbo Natale. Finalmente avresti smesso di giocare da solo, avresti avuto un amico con cui parlare e divertirti, uno vero, non immaginario come quelli che avevi all'epoca. Hai cercato in tutti i modi di far capire ai tuoi genitori cosa dovesse portarti il vecchio pancione in rosso, li hai supplicati di mandare un'altra letterina dove promettevi di fare ancora più il bravo a scuola, che ti saresti lavato i denti tutti i giorni, che non avresti mai più detto parolacce e che non avresti più preso a calci il gatto del vicino, se solo avessi ricevuto "Ghor, l'alieno robotico amico dei bambini". E porca merda, il vecchio panzone ti portò uno stupido gioco per la Play5.

Ora che sei seduto in macchina, bloccato nel traffico perenne della città, ti rendi conto che nella vita non hai mai combinato nulla di buono; a quest'ora avresti potuto essere altrove, col culo dietro ad una scrivania, con una bella segretaria e un lavoro redditizio, se solo avessi ascoltato la testa e non il cuore. Dannati sentimenti. Il sogno mnemonico funziona così, cerca in modo randomico dei ricordi nel tuo cervello, anche quelli più profondi, poi crea una playlist e te la spalma in HD dritta nei circuiti dopaminergici. Il tutto grazie al MORFEON™, la macchina dei sogni perfetta, il regalo che ti sei fatto cinque anni fa, quando LEI ti ha lasciato. Eri talmente uno straccio che hai pensato diverse volte di farla finita, ma sie sempre stato uno sfigato senza palle, quindi hai preferito spendere buona parte dei tuoi risparmi per chiuderti a guscio e lasciarti soffocare dai ricordi: ecco quindi che nella tua miserabile vita è entrato il dispositivo mnemonico MORFEON™. Nel primo periodo passavi intere giornate attaccato a quel coso, pescando solo i frammenti felici della vostra vita assieme; una cartella piena di file con nomi da ritardato come: "Io e lei al mare luglio 2038", "Il mio grande amore e io gennaio 2039" o "La nostra prima volta", il tutto condito da piccoli spezzoni di vita quotidiana. Uno schifo, ma per fortuna tutto è finito il giorno in cui ti sei dimenticato di selezionare solo i ricordi belli, ritrovandoti a rivivere il momento esatto di quando ti lasciò come un povero stronzo. Ci volle più di una pillola della MINDLESS-LAB™ per riportarti sulla Terra, accompagnate da abbondanti dosi di alcool e nicotina. Decidesti allora di cancellare quei momenti dal database mnemonico, bloccando alla macchina ogni possibile accesso a quei determinati ricordi. E pensare che per lei hai lasciato perdere la tua promettente carriera da narrowcaster, nonostante ti fosse stata promessa una scrivania e un ufficio tutto tuo. Ma tu no, hai dovuto buttare tutto al vento, perché avresti dovuto cambiare città e lei non avrebbe mai mollato il suo lavoro. Hai preferito sacrificare la tua carriera pur di starle vicino, ed infatti pochi mesi dopo ti ha dato il ben servito, rinfacciandoti di non darle abbastanza attenzioni. Molto probabilmente era un modo carino per dirti che si scopava un altro; ma a te ora poco importa, ora hai un nuovo lavoro che ti permette di conoscere gente nuova, di poterti fare tutti quegli amici che non sei riuscito a farti quando eri bambino. Ora fai il personal branding manager, fai il turno di notte e sei in contatto con persone da tutto il mondo, persone con grossi problemi di autostima che si sentono esclusi dalla vita sui social network. Gente come te, scontenta della propria esistenza, che cerca una possibilità di risalto tra miliardi di profili personali tutti uguali; questi sono gli anni in cui il boom della realtà virtuale ha reso il 30% della popolazione mondiale dei disadattati, dove il tasso dei suicidi per colpa della poca notorietà è sempre più alto, sono gli anni in cui se non sei nessuno in rete non sei nessuno neppure nella vita vera. E questo fa di te il loro salvatore, la loro unica possibilità di poter diventare qualcuno nel nuovo mondo digitale. Passi ore intere a parlare con loro, a conoscere le loro storie, a consolarli e aiutarli a ricrearsi da zero. E questo si collega al tuo secondo sogno mnemonico: era il 2034 e all'epoca frequentavi il primo anno di college, per questo ti sentivi in qualche modo adulto, pronto per fare le tue prime esperienze lontano dall'ala protettrice di tua madre. Quello che allora non sapevi, è quanto potessero essere stronzi quelli dell'ultimo anno, specialmente con i ragazzi più ingenui, le pecorelle senza difese davanti ad un branco di lupi famelici. Il tutto successe durante una pausa pranzo, sembrava una giornata come le altre, tu seduto su di una panchina in silenzio a ripassare gli appunti della lezione. Poi qualcuno ti prende dalle mani il tablet olografico e inizia a correre, tu lo rincorri pensando si tratti di un ladro ma quando svolti l'angolo ecco che ti si parano davanti cinque armadi: sono quelli dell'ultimo anno, sono grossi, stupidi e dietro di loro c'è il ladro di tablet assieme a tutta la loro compagnia. Tu gli chiedi di ridarti quello che ti hanno rubato, ma loro, ovviamente, se la ridono. Uno ti si avvicina così tanto che senti la puzza del suo fiato, ti dice che se rivuoi il tuo tablet olografico devi fare una cosa per loro: alla prossima lezione devi presentarti in mutande. Una cosa stupida, che ti avrebbe messo in imbarazzo davanti a tutti, ma se rifiutavi o chiedevi aiuto ti avrebbero gonfiato di botte, dopo aver sbandierato ai quattro venti la cronologia delle tue ricerche notturne in rete. Ecco perché del furto del tablet. Hai passato tutta la notte sveglio, seduto sul cesso a piangere, ed il giorno dopo hai mantenuto la promessa fatta con i bulli dell'ultimo anno. Il ricordo di quella umiliazione ti ha segnato per sempre, anche grazie alla viralità che al tempo ebbe il tuo video su Internet. Alla fine il tablet lo hai riavuto indietro, anche se da quel momento la tua vita al college prese una brutta piega. Da nullità passasti a zimbello della scuola, i tuoi genitori volevano sapere il perché del tuo gesto, ma tu avevi paura, tu hai sempre avuto paura di dire la verità. Hai sempre avuto paura delle conseguenze, ma per fortuna in tuo aiuto venne il professor Wildor. Ricordi con piacere i pomeriggi passati a discutere con lui, lo vedevi quasi come un secondo padre, e grazie a lui hai imparato a credere di più in te stesso. In parte, è stato grazie ai suoi consigli se col tempo hai imparato ad aprirti alle persone, a migliorarti e a non farti più mettere i piedi in testa da nessuno. Tranne che da LEI, ovviamente.

Whu ti allunga il Banh Mi e ti sorride, non dice mai una parole, forse il fatto che parli solo vietnamita non aiuta la conversazione, ma non capisci comunque come faccia a conoscere tua nonna. Rimani a pensarci ancora per qualche secondo, giusto in tempo per sederti in macchina e iniziare a mangiare il tuo Banh Mi. Guardi fisso fuori dal finestrino, con lo sguardo rivolto in alto, sulle facciate dei palazzi della città vecchia, dove le insegne al neon una volta illuminavano a giorno quelle strade ora quasi dimenticate. Sono in pochi che si spingono fino alla città vecchia, dove nel '33 il virus JJO3-POSITIVO uccise più di duecento persone nel giro di pochi giorni. Da quel momento la gente iniziò a spostarsi sempre più verso il centro, abbandonando al degrado quella parte di città che un tempo era il cuore pulsante della movida. In quei quartieri hai passato i due anni successivi al college, principalmente perché gli appartamenti erano venduti a prezzi stracciati, per via dello svuotamento progressivo dovuto alla paura dell'infezione del virus, anche se era stato debellato da anni. E proprio sotto alla tua finestra la vedesti per la prima volta. LEI, quella che da lì a poco sarebbe divenuta prima la tua ancora di salvezza, poi, col passare del tempo, la tua rovina. Avresti voglia di pensare a quell'ultimo sogno mnemonico che ti è stato proiettato nel cervello dal MORFEON™, ma non lo fai. Sai bene che sarebbe un errore, che ricordare certi momenti della propria vita passata è pericoloso; ma poi te ne freghi e premi play.

E così, lungo il tragitto che ti porta al lavoro, la tua mente è proiettata altrove. Non in un luogo preciso, ma in un pensiero che è rimasto tale: il pensiero di come sarebbe potuta essere la tua vita se LEI fosse ancora con te. Quella casa mai comprata, quella famiglia mai creata, quei momenti felici mai vissuti ma che ti sei immaginato quando stavi con lei. Questo pensiero è l'unico che ogni notte il MORFEON™ ha il permesso di pescare dalla tua cartella proibita. L'unica cosa più vicina alla felicità che ti resta.